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Dal Piemonte la ricetta per la castanicoltura


Si è svolto nel Salone d’Onore del Municipio di Cuneo il convegno “Castagnopiemonte. Dal Piemonte una riflessione per lo sviluppo competitivo della castanicoltura”. Ad organizzarlo sono stati il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torinoe il Comune capoluogo della “Granda”, con in prima linea il sindaco, Federico Borgna, e l’assessora alle Manifestazioni, Paola Olivero.

Particolarmente interessante e ricca di spunti la lunga carrellata di interventi dei relatori, alla quale hanno assistito un ottantina di studenti dell’Istituto Superiore Virginio-Donadio a indirizzo Agraria. L’obiettivo dell’incontro, moderatoda Marco Bussone dell’Uncem, era quello di ragionare sulle prospettive concrete di sviluppo del settore sul territorio piemontese e cuneese.

Gabriele Beccaro, Maria Gabriella Mellano e Corrado Cremonini dell’Università e del Centro Regionale di Castanicoltura, Andrea Ebone dell’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente, Marco Corgnati della Direzione Montagna e Foreste della Regione e Alberto Manzo della Direzione Generale Promozione Qualità Agroalimentare del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali hanno portato il loro contributo tecnico. Sottolineando come, dopo la crisi legata al cinipide, la produzione di castagne stia aumentando, però ci sia la necessità di far crescere la cultura dell’utilizzo dell’albero nel comparto del legno di pregio.

I vivaisti Guido Bassi, Paolo Viale e Carlo Lazzerini con il castanicoltore Roberto Ansaldi si sono soffermati sui problemi del settore e chiesto soluzioni ai politici presenti. A partire dalla questione siccità, da risolvere con i micro invasi, ad un miglior uso dei fondi del Programma di Sviluppo Rurale; dal finanziare con maggiori risorse la ricerca alla frammentazione dei terreni montani che non permettono di avere disponibili superfici adeguate di coltivazione.

Il presidente Uncem, Lido Riba, ha richiamato l’attenzione sulle vocazioni della montagna per produrre reddito: il turismo e l’agricoltura. “Sul primo aspetto – ha sottolineato – si sta procedendo in fretta, il secondo è in ritardo pur avendo molte potenzialità. In Piemonte, il castagno, che si estende su 200.000 ettari, di cui 10.000 destinati alla produzione del frutto, va valorizzato ottimizzando la filiera in modo da creare valore aggiunto economico e occupazionale”.

Per il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero “il bosco è legato ai temi ambientali, paesaggistici e produttivi che non possono essere affrontati con finalità di sviluppo settoriali, ma sono elementi strettamente interconnessi. Oggi occorre produrre bene, altrimenti l’agricoltura si trasforma in un disastro. La castagna ha un grande valore perché ha storia, cultura, tradizione ben definite. Dobbiamo lavorare insieme per mantenere tutto questo sul territorio. Nelle prossime settimane uscirà il Piano forestale nazionale il cui obiettivo è di cambiare il modello di governo di questo immenso patrimonio, passando da una logica conservativa-museale a quella gestionale dinamica e attiva. Cioè va mantenuto il bene storico collettivo, ma si devono creare le condizioni perché possa anche fruttare economicamente”.

Dopo gli interventi degli onorevoli Chiara Gribaudo e Mino Taricco, le conclusioni del convegno le ha tratte l’assessore regionale allo Sviluppo della Montagna, Alberto Valmaggia: “Il problema maggiore delle Terre alte e dei boschi – ha affermato – è lo spezzettamento delle superfici in tante particelle, di cui, spesso, non si conoscono neanche i proprietari. Come Regione abbiamo approvato da un anno la Legge sull’Associazionismo fondiario che permette la ricomposizione dei terreni frammentati in aree adeguate per essere coltivate e produrre reddito. Tutto ciò può aiutare a crescere anche la castanicoltura”.

Dall’incontro è emersa in modo chiaro una prospettiva: la strada da fare è ancora lunga, però, giorno dopo giorno, istituzioni, organismi di ricerca e imprese del settore sono impegnati a costruire un percorso capace di dare un futuro al settore.