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Il mercato del vino dopo Brexit


Il Brexit forse non sarà “un evento apocalittico” ma nel breve periodo lo “scossone all’economia non sarebbe indifferente”, con ricadute anche in Italia, soprattutto in alcune regioni e settori: il vino, è uno dei punti su cui si potrebbero concentrare le maggiori criticità.

Il Regno Unito pesa per l’Italia per il 5,4% dell’export. Il vino in particolare nel 2014, ha avuto un export per 657 milioni di euro, 745 nel 2015, rispettivamente 13% e 14% del totale italiano.

La Gran Bretagna importa più vino pro capite di qualsiasi altro dei migliori mercati del mondo e secondo International Wine & Spirit Research, entro il 2018 il mercato UK per i vini fermi varrà qualcosa come 26 miliardi di dollari, rendendolo il secondo più importante nel mondo dietro ai soli States.

Il vino nel Regno Unito è tutt’altro che d’elite, essendo diventato la bevanda alcolica d’elezione per il 60% degli adulti britannici. I consumatori abituali sono oltre 30 milioni.

Alcuni analisti stimano che dal cammino verso la Brexit, almeno nel breve termine, non ci sia da aspettarsi niente di buono, con la ovvia e conseguente svalutazione della sterlina e quindi un aumento dei prezzi del vino importato (che colpirebbe soprattutto i vini di prezzo medio basso, italiani e non solo) stimabile intorno al 20%.

Non è detto, comunque, che guardando più avanti questa che è, comunque, una crisi storica, non possa avere effetti meno negativi, se non proprio positivi, per il vino del Belpaese. Dipenderà molto dall’esito dei negoziati tra Ue e Gran Bretagna per stabilire le condizioni per la fuoruscita della Gran Bretagna dalla Ue.

A rassicurare, in qualche modo, i produttori italiani ed europei, dal Regno Unito, arrivano le parole della Wine & Spirit Trade Association, la “lobby” del commercio degli alcolici inglese, che era dichiaratamente favorevole a rimanere nell’Unione Europea.
“Il popolo ha votato per lasciare l’Unione Europea, aprendo un nuovo capitolo della nostra storia. Anche se crediamo che al nostro business sarebbe convenuto rimanere nell’unione, lavoreremo per aiutare il Governo nel preservare il nostro accesso al mercato, supportando le imprese inglesi e cercato di arrivare ai migliori accordi possibile per il libero commercio a livello internazionale”.

(Fonte: Cia Piemonte)