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In calo le superfici coltivate a riso


Secondo le ultime stime sulle superfici coltivate a riso nel 2017, pubblicate da Ente Risi, quest’anno gli ettari di risaia sono stati 230.800, contro i 234.134 del 2016. Il calo è dell’1,4 per cento. Non si tratta di un calo vistoso, ma é l’ennesimo segnale che il settore è in sofferenza.

L’import selvaggio a dazio zero dal Sud Est asiatico, principalmente Cambogia e Birmania, sta mettendo in crisi il settore.Gli effetti delle importazioni a dazio zero si ripercuotono negativamente sui mercati delle province di Vercelli, Novara e Biella, dove cresce il 51% circa del riso italiano.

Uno studio dell’Associazione dei laureati in Scienze agrarie e forestali di Vercelli-Biella ha preso a campione i listini del risone di fine maggio. Con un valore medio accertato di 234 euro a tonnellata e con i costi che ogni agricoltore deve sostenere in termini di mezzi, prodotti chimici, personale e manutenzione, neanche le grandi imprese risicole con centinaia di ettari di risaia riusciranno a sopravvivere, se le cose dovessero continuare così.

Il decreto legislativo che rende obbligatoria l’indicazione dell’origine della materia prima sulle confezioni di riso è una prima risposta alle richieste dei produttori che chiedono una tutela più efficace della nostra produzione, ma senza una protezione fornita dai dazi doganali sul riso importato è impossibile superare l’attuale situazione di crisi.

“Molte aziende si sono spostate su altre colture a causa della scarsa remunerazione del riso -spiega Manrico Brustia, Presidente della Cia di Novare, Vercelli, VCO – . L’invasione di riso importato a dazio zero proveniente da Paesi con costi di produzione bassissimi, ha causato un vero e proprio crollo dei prezzi. I ricavi ottenuti dai produttori non coprono gli elevati costi di produzione e non portano neppure benefici ai consumatori: il differenziale di prezzo, infatti, viene quasi interamente assorbito dall’industria di confezionamento e distribuzione, l’unico comparto del settore che beneficia della situazione. L’unico dato positivo di questa campagna é le ripresa della produzione di riso indica (più 36 per cento), a spese del lungo A e dei tondi, che ha portato ad un riequilibrio varietale”.

(Fonte: Cia Piemonte)