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Le biotecnologie non sono tutte uguali


Cambiare la direttiva 2001/18 sugli organismi geneticamente modificati per escludere le varietà di piante biotech create con le New Breeding Techniques (Nbt), le nuove tecniche di manipolazione genetica sviluppate negli ultimi 20 anni.

L’idea viene dall’Olanda, che il 7 settembre scorso, in una riunione informale a Bruxelles, ha presentato agli altri governi dell’Unione una proposta di riforma della legislazione europea per esentare da controlli di sicurezza, tracciabilità ed etichettatura i cosiddetti nuovi ogm.

Siccome le Nbt non prevedono l’inserimento di Dna estraneo nell’organismo ricevente tipico della transgenesi classica, è nata una scuola di pensiero che cerca di convincere le istituzioni nazionali e comunitarie a non considerarle tecniche ogm.

In Italia, il Ministero dell’Agricoltura è convinto che le New Breeding Techniques non siano produttrici di ogm e ha preparato un decreto in cui stanzia 21 milioni per la ricerca anche in questo campo.

“Anche in Europa – ha detto il ministro Martina – va condotta una discussione definitiva perché queste biotecnologie vengano pienamente riconosciute, anche sotto il profilo giuridico, diversamente dagli ogm transgenici”.

Quella dell’Olanda, dunque, è una mossa ulteriore nell’accerchiamento di Bruxelles. “Diversi documenti redatti da organizzazioni scientifiche europee – ha scritto il Mipaaf – indicano che i prodotti delle New Breeding Techniques non rientrano nella casistica degli ogm transgenici, dal momento che esse non sono diverse da quelle ottenibili attraverso un miglioramento genetico convenzionale”.

L’Efsa nel 2012, su richiesta dell’Ue, dopo attenti studi, ha concluso che le piante ottenute utilizzando le New Breeding Techniques non presentano differenze rispetto a quelle costituite attraverso un normale processo di incrocio.

(Fonte: Cia Piemonte)