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Pasta senza glutine con mais e riso


Pasta senza glutine per celiaci. E’ una delle tendenze delle aziende produttrici di farina e di pasta, quella di cimentarsi anche nel prodotto gluten-free, la pasta fatta solo con farine di mais e riso anziché grano. Un modo per rispondere alle esigenze del consumatore, che insegue spesso un trend, gonfiato spesso più dal marketing, che non da una reale necessità di salute, ma anche per diversificare l’offerta di prodotti sul mercato.

Questa volta, però, come segnala Confagricoltura, la pasta per celiaci è stata prodotta in carcere e proprio nella zona di produzione dei pizzoccheri della Valtellina, quelli di farina di grano saraceno e di farina di grano tenero conditi con il Valtellina Casera Dop. Un tipo di pasta, quindi, destinata a distinguersi proprio nella zona di elezione di questo piatto tipico della tradizione valtellinese.

Il pastificio, fa notare ancora l’organizzazione agricola, è stato creato nella vecchia autorimessa del carcere con macchine professionali e cura artigianale e la pasta, prodotta con farine di mais o di riso, è stata lanciata con un marchio e un packaging che ha il giusto appeal, compreso il rimando al carcere. Così è nato «1908», il brand della pasta che riporta l’anno di fondazione della casa circondariale della Valtellina.

L’idea del progetto è nata da Stefania Mussio, nuova direttrice del carcere di Sondrio che ha oggi 35 detenuti, soprattutto giovani, stranieri e già condannati con pena definitiva al di sotto dei tre anni. Mussio ha realizzato l’iniziativa con un contributo di Provincia, Provveditorato di Milano e associazioni locali.

Ad esempio quello di Alberto Fabani di «L’ippogrifo», cooperativa sociale da 25 anni attiva a Sondrio, che ha curato la parte operativa del progetto rivolgendosi all’Associazione italiana celiachia, allo chef Marcello Ferrarini che a gennaio in carcere ha tenuto un corso di una settimana destinato a sette detenuti e tre operatori della coop spiegando come produrre pasta senza glutine. La pasta è venduta oggi già ad alcuni negozi della provincia di Sondrio e si pensa di allargare il volume di affari.

Il mais, sottolinea sempre Confagricoltura, è la coltura principe della Pianura Padana soprattutto per gli utilizzi nell’alimentazione zootecnica e in Lombardia, in particolare, ne sono stati seminati oltre 314 mila ettari nel 2016, con Cremona a fare la parte del leone (78 mila ettari), seguita Brescia (72 mila) e Mantova (oltre 56 mila).

Attualmente la coltura deve però far fronte al grande problema della siccità che rende molto difficili le operazioni di semina che dovrebbero compiersi ed essere ultimate in alcune zone proprio in questi giorni. Anche sul riso la Lombardia è una delle regioni più vocate assieme al Piemonte e alla coltura sono dedicati oltre 101 mila ettari.