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Razza Bovina Piemontese assemblea ahi ahi… Aia!


Martedì 20 giugno 2017, si è svolta a Carrù l’Assemblea annuale Anaborapi (Associazione allevatori razza bovina piemontese). Uno degli eventi più importanti per noi allevatori di Piemontese in quanto rappresenta più di 4000 soci, che non votano direttamente, ma tramite un numero stabilito di delegati (tra cui io) delle varie associazioni allevatori anche al di fuori del Piemonte.

CONVOCATO IL GIORNO PRIMA

Peccato però che la convocazione dei delegati da parte dell’Arap (Associazione regionale allevatori Piemonte) è avvenuta appena il giorno prima (lunedì) destando molti sospetti sul motivo di così tanto ritardo nell’invito e sulla sua validità in quanto da statuto la convocazione deve avvenire almeno 15 giorni prima.
Personalmente ho ricevuto l’invito tramite una telefonata il giorno prima senza nemmeno ricevere alcuna lettera ufficiale e senza avere alcuna informazione circa l’ordine del giorno e il programma dell’assemblea.
Qualcuno poteva avere qualche interesse a convocarci solo in giorno prima? Perché l’Anaborapi non ci ha fatto sapere nulla fino all’ultimo, pubblicando un post sulla sua pagina Facebook lunedì in tarda serata quando molti altri eventi di minor importanza vengono pubblicizzati con molte settimane, o mesi, di anticipo?
Le lettere di convocazione alle assemblee 2015 e 2016 erano state inviate ai delegati dall’Anaborapi, questa volta invece no. Ci sono molti dubbi e perplessità ma io voglio pensare che tutti abbiano agito in buona fede e quindi non mi faccio troppe domande e mi reco alle 9,30 presso la sede Anaborapi.

FOGLI BIANCHI

Fin dall’inizio della mattinata si avverte una certa agitazione tra i vari presidenti e rappresentanti delle associazioni. Come prima cosa ci fanno firmare la presenza e assieme dei fogli bianchi dicendoci che erano “per le deleghe”. Tutti i delegati firmano. Io firmo. Poco dopo il caos: nessun sa di cosa trattino quei fogli, nemmeno i presidenti delle varie associazioni (o almeno così dicono) e quindi ognuno di noi riprende il foglio in mano e cancella le proprie firme. Sembrerebbe una truffa bella e buona, siamo molto dubbiosi e perplessi.

ORDINE DEL GIORNO

Voglio però continuare a pensare che sia stato un errore in buona fede e torno al mio posto. Inizia la relazione del presidente Anaborapi che finalmente ci informa sull’ordine del giorno, oltre all’approvazione del bilancio e alcune argomentazioni tecniche sulla selezione della razza e le iniziative del 2017, comprende il rinnovo del consiglio direttivo e del collegio sindacale oltre alcune novità riguardanti l’adeguamento al nuovo statuto dell’Aia (Associazione italiana allevatori).
Vengo a sapere a questo punto che alcuni delegati erano già a conoscenza dell’ordine del giorno e avevano ricevuto la lettera di convocazione, altri erano stati informati telefonicamente la settimana prima e altri, come me, appena 24 ore prima, senza alcuna spiegazione, come se ci fossero delegati di “serie A” e altri di “serie B” ma sorvoliamo, ormai è tardi per discutere di questi (fondamentali) dettagli.

AIA, LA NOVITA’

Dopo il discorso del presidente, l’approvazione del bilancio e i vari interventi tecnici si arriva alla fase “calda” della mattinata. Secondo quanto stabilito dal nuovo statuto dell’Aia, all’interno del collegio sindacale devono essere messi 2 membri (su 3) nominati direttamente da Aia e uno di loro sarà il presidente del collegio. Qui nasce il dibattito: da una parte gli allevatori, contrari a questa imposizione, dall’altra il rappresentante Aia, che minaccia: «L’Anaborapi ha 2 scelte: o accettare questa regola o uscire dall’Aia».
Parole grosse, nessuno capisce cosa significhi uscire dall’Aia. Avere un loro membro nel nostro collegio sindacale cosa ci comporta?
Si parla di commissariamento, c’è molta confusione e nessuno chiarisce cosa può accadere realmente prendendo una o l’altra decisione. L’unica cosa che è certa è che il nuovo statuto dell’Aia è stato votato ed approvato. Ma da chi? «Dal vostro presidente Anaborapi!», ci dice il rappresentante dell’Aia.
Dal nostro presidente? Quindi noi siamo qui a discutere su una scelta già presa a suo tempo dal nostro presidente senza che lui chiedesse prima il parere degli allevatori? Ha compiuto un atto così delicato per la nostra associazione e nessuno lo sapeva?
Ma cavolo, ci voleva tanto a chiedere prima agli allevatori? E perché poi? Che vantaggi ne abbiamo ad avere dei nominati Aia all’interno dei nostri organi? Nessuno sa darsi delle risposte, ma io continuo a pensare alla buona fede dell’Associazione, anche se a questo punto sembro quasi l’unico ad esserne ancora convinto.

BAGARRE SUL VOTO

Intanto si deve votare. Ma anche qui la situazione è molto particolare. Dalle regioni Liguria e Lombardia sono arrivati alcuni allevatori (ovviamente contrari alle imposizioni di Aia), chiamati a partecipare all’Assemblea, ma senza diritto di voto. I voti delle loro associazioni sono infatti stati delegati a singoli soggetti portatori di più voti che sembrano sostenere (stranamente!) la linea dell’Aia.
Fin da subito la sensazione è che si stia cercando di far passare a tutti i costi la volontà dell’Aia, nonostante la dura opposizione degli allevatori, tant’è che il confronto inizia a farsi molto acceso, le discussioni sfociano ben presto in veri e propri litigi con gli allevatori da una parte e i rappresentanti di Aia e Arap dall’altra, dando vita ad una bagarre inutile e decisamente poco professionale.

CONSIGLIO DIRETTIVO

Oltre al collegio sindacale si deve votare anche il rinnovo del consiglio direttivo. Qualcuno propone di prorogare quello uscente solo per un anno, in modo da avere il tempo necessario per prendere decisioni sul da farsi, ma a quanto pare i “pezzi grandi” non sono convinti.
In pratica, noi allevatori, con diritto di voto, dobbiamo aspettare che le nostre intenzioni abbiano il benestare degli altri. A questo punto l’assemblea viene sospesa per dar tempo ai partecipanti di chiarirsi le idee. La linea comune tra tutti gli allevatori, aldilà della proroga dei consiglieri per un solo anno, è di non permettere all’Aia di entrare all’interno degli organi Anaborapi in quanto si rischierebbe di compromettere l’indipendenza della nostra Associazione.
Passa oltre un’ora, i “pezzi grandi” delle associazioni e delle organizzazioni agricole non smettono di parlare al telefono e bisbigliare tra di loro.

SOLUZIONE FINALE

Quando ormai sono passate le ore 14 e sono tutti ormai stremati dal caldo e dalle troppe ore di attesa, l’assemblea riprende. A parlare è il presidente Arap che propone la seguente soluzione di mediazione (da notare il fatto assurdo che all’assemblea Anaborapi le soluzioni e gli accordi vengono presi da altri e non dagli stessi allevatori di piemontese): il consiglio direttivo verrà rinnovato (e non prorogato per un anno, come invece si era detto fino a pochi minuti prima) per i prossimi tre anni, ma con gli stessi membri del precedente con un unico cambio, esce un consigliere che non ha più vacche in stalla ed entra il presidente della sezione Piemontese dell’Arap. Nel collegio sindacale entra a far parte solo un membro Aia. Questo membro sarebbe il rappresentante Aia che per tutta la mattinata ha minacciato l’indipendenza dell’Anaborapi.
Modalità di voto? Per alzata di mano.

TUTTI D’ACCORDO, TRANNE UNO

Io non sono d’accordo e lo dico. Non sono d’accordo per il voto con alzata di mano, secondo me poco serio e soprattutto perché abbiamo discusso ore sul fatto di non accettare membri Aia in Anaborapi e adesso in questo modo lo stiamo eleggendo. Mi guardo attorno. Il presidente della sezione Piemontese dice agli altri delegati che va bene così e di votare a favore.
Perché? Forse il posto concesso all’interno di Anaborapi è un contentino che ci fa chiudere la bocca? Se fino a pochi minuti fa eravamo tutti contrari, ora dobbiamo votare a favore? Cerco di prendere tempo, ma nessuno mi ascolta.
Intanto tutti votano a favore tranne uno: io. Io sono l’unico contrario e faccio mettere a verbale che i membri del consiglio non sono stati scelti dall’assemblea. Ma ormai è tutto fatto. Ancora una volta, invece di decidere noi allevatori sul nostro futuro hanno deciso gli altri. Hanno deciso chi votare, come votare e noi gli abbiamo sostenuti. Abbiamo dato ancora una volta in mano ad altri il nostro futuro.

AIA, MISSIONE COMPIUTA

E ora? Il presidente Anaborapi viene rinnovato, ma è lo stesso che a suo tempo ha firmato uno statuto che ci consegna di fatto sotto il comando di altri. Il collegio sindacale sarà composto da un membro che nessuno voleva: nonostante la linea contraria di tutti gli allevatori, l’Aia ha raggiunto il suo scopo. Il presidente della sezione Piemontese ha accettato l’imposizione dell’Aia, facendo votare a favore tutti i delegati della sua sezione ed è entrato a far parte del consiglio direttivo Anaborapi.
E qui forse la mia buona fede inizia a barcollare. Ma non voglio pensare che per avere “una poltrona” in Anaborapi si possa esser disposti a svendere la nostra associazione. Non è possibile. Non ci voglio credere che qualcuno abbia agito in questo modo.

Elia Dalmasso
allevatore di piemontese
membro Sezione Piemontese Arap

(Nella foto: Elia Dalmasso)